⭐⭐⭐⭐⭐ …Locale dall’ambiente curato e sofisticato, aperto a febbraio 2022, concretizza il desiderio del suo titolare – Giovanni Cardone – di offrire a Brescia un’alternativa al classico tipo di ristorazione che…
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Tutti abbiamo, dentro di noi, lo spirito del viaggiatore. Viaggiatore, ovvero, individuo alla scoperta di qualcosa di nuovo, inaspettato, avventuroso. Me lo immagino con gli occhi grandi di un bambino, il cuore dolce e la mente sempre aperta al cambiamento. Oltre alla conoscenza di nuovi territori e all’arricchimento del proprio bagaglio culturale, il viaggio può portare all’apertura al nuovo, con un atteggiamento di vero e proprio stupore.
“Scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Frase esemplificativa e dalle innumerevoli interpretazioni dello scrittore francese Marcel Proust. Il viaggio porta inevitabilmente, esperienza, ricordi indelebili di paesaggi mozzafiato, sorrisi inaspettati, profumi e sapori legati a piatti locali. Scoprire le cucine tipiche è ricerca profonda dell’autenticità. È come intraprendere un viaggio nel viaggio.
Stasera il mio viaggio è iniziato in modo davvero avventuroso, eppure ho ben impostato su Google Maps l’indirizzo corretto: Ristorante Medea – Contrada delle Cossere al civico 13, in pieno centro storico a Brescia.
Una contrada legata a curiosità, e alla tanto amata da noi bresciani scultura in pietra, un po’ rovinata dal tempo, e un po’ dalle leggende, incastonata nell’angolo di un edificio del “Mostasù dèle Cosere”, posta all’angolo tra Corso Goffredo Mameli e Contrada delle Cossere.
Un grosso volto, dalla fisionomia allungata e sottolineata da una grossa e lunga barba, che lo rende imponente, pur non avendo il naso.
Approdo al ristorante da vera esploratrice, non avendo esternamente nessuna insegna e nessun segno distintivo. Scelta voluta fortemente dal titolare Giovanni, proprio per far iniziare il viaggio e la scoperta, ancor prima di varcare la soglia.
Arredi sobri, tavoli ben distanziati, carta alle pareti di un meraviglioso color ottanio (che adoro), ambiente raffinato ed elegante.
Atmosfera rilassata e piacevole, profumi di terre lontane, del resto, se sono approdata qui, significa che sono alla ricerca di una vera e propria esperienza. Di contaminazioni che uniscono continenti in un solo piatto, di colori meravigliosi e di spezie dosate in maniera ineccepibile.
La denominazione del locale richiama lontane origini storiche. Medea, era la figlia di Eete, re della Colchide (l’attuale Georgia) – in antichità un regno estremamente importante che univa l’oriente con l’occidente. Considerato che il “fil rouge” della filosofia e della cucina del ristorante Medea è proprio l’unione di sapori appartenenti a più luoghi, direi che calza a pennello.
Come pure il logo, che raffigura una porta dallo stile arabeggiante, che riconduce all’oriente, e racchiude al suo interno un piatto e una fiamma ardente. Anche da questi piccoli dettagli, si capisce che qui nulla è lasciato al caso, ma è frutto di studio, ricerca e ispirazione.
Il menù, contenuto in una piccola valigia vintage, che incornicia una carta itinerante e variegata, è composto da piatti che aggregano cucine, sapori e culture, e quindi…si parte!
Vento in poppa e vele spiegate, la brezza marina tra i capelli e suggestive isolette nel blu del Mar Egeo all’orizzonte, e una Moussaka che sembra una parmigiana, dal profumo inconfondibile di cannella. Melanzane alternate al tradizionale ragù e a strati di formaggio filante, nappate con salsa al basilico. La Grecia che si fonde con i profumi, colori, sapori del sud Italia. La cucina, del resto, è frutto di scambi e conoscenza. D’intrecci inavvertiti e casuali. Di ponti e dialoghi.
Medea non è un ristornante di cucina etnica nel suo più profondo significato, non è cucina prettamente mediterranea, non è esotica, non è internazionale e nemmeno vegetariana, ma attinge ad ognuna di queste correnti, unendo i continenti in solo piatto. Netta e precisa, consapevole, dritta nel gusto e nei sapori.
L’Andalusia incontra il Medio Oriente in un Gazpacho di pomodoro e frutta di stagione, dai colori sorprendenti e da quell’acidità necessaria che accompagna i Felafel. Polpettine di ceci fritte, dal gusto speziato, tipiche della cucina mediorientale, servite con una maionese agli agrumi e cipolle di Tropea marinate. Un vero e proprio viaggio per il palato. Senz’ombra di dubbio, il piatto che porterò nel cuore.
Sorprende per la tenerezza delle sue carni, il “Pollo croccante, la sua salsa alle acciughe, insalata di puntarelle alla menta e cumino”. Sovraccoscia disossata, cotta a bassa temperatura per tre ore, piastrata poi dal lato della pelle per renderla croccante e gustosa. Puntarelle in insalata, salsa di acciughe, gel al melograno e qualche lampone come decorazione. Il ghetto Romano!
Non manca una grande attenzione per la scelta dei vini, di nicchia e ricercati, e in questo caso, il prezioso consiglio di chi è in sala, consente di assicurare il miglior abbinamento tra vino e cibo.
Grazie a Giovanni per avermi accolta a braccia aperte, allo chef Luca Papagno e a tutto lo staff per l’indimenticabile esperienza.
Torno a casa con una valigia piena di ricordi, sorrisi, colori.
Claudia Bonera
Cronista del Gusto
Contrada delle Cossere, 13
389.5360827
