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    La storia delle Pesche di Collebeato, frutto che ha cambiato l’economia del paese

    Pesche mature

     

    Per chi non conoscesse la storia delle Pesche di Collebeato, siamo qui per raccontarvela. Bisogna però  tornare indietro di un oltre secolo.

    Collebeato, piccolo paese rurale, all’epoca viveva di un’agricoltura di sussistenza. Tra gli abitanti Filippo Rovetta, proprietario terriero e imprenditore lungimirante, scoprì che in America la coltivazione delle pesche, già esistente in maniera marginale nel nostro paese, era un molto redditizia. Da qui l’idea di importare qualche piantina dando così l’avvio ad una vera rivoluzione che ha segnato un cambiamento epocale per Collebeato.
    Nel giro di pochi anni, il paese, conosciuto ai tempi per il vino prodotto sulle colline, giunse alla ribalta internazionale per la coltivazione dei famosi “Pèrséch de Cobiàt”.
    Si susseguirono i premi e riconoscimenti e le coltivazioni Collebeatesi diventarono un punto di riferimento nazionale con Cattedre universitarie di agricoltura, agricoltori delle vicine province e appassionati a visitare e spesso imitare gli ormai famosi “pescheti”.

    Il progressivo incremento delle superfici dedicate, in grado di assicurare il sostentamento di intere famiglie, proseguì sino agli anni ’60 per poi diminuire costantemente, in parallelo con la crescita del boom economico sino a rimanere attività di poche aziende agricole in grado di applicare moderne tecniche di coltivazione come l’irrigazione a goccia, la protezione con reti antigrandine, la lotta integrata ai parassiti.

    Ogni anno, in ricordo di questa storia memorabile, Collebeato celebra la sua pesca con la Festa deiPèrsech’ .

    Celebre anche la storia di quella madre di Collebeato che, volendo far gustare al figlio, soldato in tempo di guerra, le pesche del paese natio, gliele inviò sotto forma di barrette di gelatina, creando così un dolce tipico bresciano: la Persicata, che si prepara lasciando disidratare la polpa di pesca e poi bollendola con lo zucchero. Questo dolce varia molto in consistenza, forma e sapore a seconda della percentuale di zucchero: intorno al 50% si ottiene una confettura, con il 75% abbiamo una genuina marmellata.


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