Appunti di degustazione: Mos Ristorante di Desenzano del Garda
Nel labirinto di viuzze acciottolate del centro storico di Desenzano del Garda, dove l’eco della storia si fonde con le voci vivaci dei suoi caffè, sorge un santuario della gastronomia che è molto più di un semplice ristorante. MOS è l’emanazione pura di un’anima, quella dello chef Stefano Zanini, un giovane uomo che ha scelto di tradurre in esperienze sensoriali un bagaglio di conoscenza accumulata nei crocevia più esclusivi della cucina europea.
Zanini non è semplicemente un cuoco; è un raffinato artigiano del gusto la cui formazione è un itinerario d’eccellenza. Dopo aver assorbito segreti e tecniche nelle cucine stellate del Vecchio Continente, toccando l’apice con un’esperienza nell’atelier culinario del mitico Alain Ducasse, ha compiuto la scelta più coraggiosa e poetica: fermarsi. Ha deciso di donare alla sua terra, il luminoso bacino del Garda, una sua personale e colta interpretazione della cucina, in un locale che è un ritratto della sua essenza: elegante, raffinato, senza clamori ma di sostanza profonda.
La filosofia del MOS non è un mero esercizio di stile, ma una narrazione intima che si dipana attraverso ogni portata. È la condivisione di un viaggio, laddove gli ingredienti del territorio diventano il vocabolario per un linguaggio internazionale. Due sue creazioni, in particolare, incarnano questa fusione di memorie e sapori.
Si comincia con una rivisitazione sapiente che è al contempo un omaggio alle proprie radici: lo “Strachi Parat”. Questa umile zuppa della tradizione contadina bresciana, un tempo conforto per le fredde serate invernali, viene trasfigurata dall’estro di Zanini. Ciò che giunge al tavolo non è una semplice minestra, ma una sinfonia di consistenze e ricordi. Lo chef preserva l’anima rustica del piatto ma la veste di una grazia contemporanea, elevando ogni elemento in un insieme armonioso che parla di casa, ma con un accento colto e senza tempo.
Il viaggio prosegue, e il palato vola verso la Senna con la sua Tartatin di Mela Renetta. Un classico bistrotier della cucina francese che, nelle mani di Zanini, diventa un emozionante diario di bordo. La mela, tenera e leggermente acidula, è solo il preludio a una sorpresa che commuove: un cuore di zabaione, morbidissimo e avvolgente, arricchito da una punta sapiente di Marsala. È in questo dettaglio che risiede il genio: il vino liquoroso italiano dialoga con la memoria francese, fondendo le esperienze dello chef in un abbraccio di gusto. È il ricordo dolce di un passato professionale glorioso che si fa materia e delizia sul presente del commensale.
Al MOS, dunque, non si va solo per un pasto. Si va per intraprendere un itinerario emotivo e geografico, guidati dalla mano sicura e dalla mente raffinata di Stefano Zanini. In un’atmosfera dove ogni dettaglio è curato con amorevole precisione, ogni piatto racconta una storia di partenze e di un felice, trionfale ritorno. Perché la grandezza di uno chef non si misura solo dalle miglia percorse, ma dalla capacità di farle rivivere, con grazia e profondità, nel proprio angolo di mondo. E al MOS, questo angolo di mondo, ha il sapore della perfezione.