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    Appunti di degustazione: Radicì – Iseo

    Radicì: una tavolozza tra il lago, la terra e il cielo

     

    Ristorante Radicì - Iseo - Lago d'Iseo

     

    Veniva tagliato finissimo, il radicì, impugnando il mazzetto con una mano, mentre l’altra lavorava con la roncolina i fili compatti che riempivano, taglio dopo taglio, il grembiule della nonna, seduta su uno sgabello basso, all’inizio della primavera

    È a questa immagine che l’insegna essenziale ed elegante con il nome del ristorante mi ha subito rimandato, sentendo forte il legame con la tradizione; ma nello stesso tempo è stato il gioco di suoni che, nella parola radici, ha evocato una giostra di rimandi e di significati verso un’esperienza da scoprire.

    Nascosto, come un gioiello prezioso, in una viuzza del borgo medioevale di Iseo, Radicì ci è apparso come uno di quei luoghi che rimangono nell’anima per la bellezza e il fascino della storia antica, accogliendoci per un sorprendente percorso tra tradizione e innovazione.

    Il design contemporaneo, dal minimalismo all’Art Dècò, si impone elegantemente in ogni dettaglio e accostato alle pietre vive e agli archi a botte di una storica cantina del ‘600, sembra valorizzarne il passato per una nuova vita, proprio come gli accostamenti di ingredienti della tradizione e dell’innovazione per veri e propri progetti di food design.

     

    Ristorante Radicì - Iseo

     

    Domina la purezza del bianco nella tovaglia, nei piatti e in alcuni ingredienti, così come l’intensità del nero, in un eleganza discreta e sofisticata che continua nei dettagli delle camice arabescate delle cameriere e del total black dei proprietari .

    Avvolte da questa bellezza e da una ricercata melodia come sottofondo ci affidiamo alle proposte del menù.

    In ogni portata abbiamo trovato la bellezza estetica, sia nella preparazione dei piatti che nella forma degli ingredienti stessi, in uno stile di impiattamento originale e autentico, con attenzione al colore e alla forma nel rispetto di consistenze e accostamenti.

     

     

    Il piatto è così una tela d’artista dove anche la sua forma diventa necessaria per esaltare gli ingredienti e le materie prime, come il quadrato bianco latte per le frittelle di zucca ripiene di bianca farcia al gorgonzola e un tocco di nero nella frollina di pasta all’uovo con nero di seppia e una piccola ciotola tibetana per una bianca spuma di sedano rapa su una composta di funghi e pane croccante.

     

     

    Consistenze insolite e innovative che aprono le proposte degli antipasti: fritto di lago e arrosto di verza, funghi e cavolfiore, per rendere unico il mondo dei pescatori e dei contadini che circondano questo lembo di terra.

    Nel fritto di lago, la trota salmonata, il persico, le sarde di Montisola e le crocchette di baccalà mantecato avvolte dal nero di seppia, sono accompagnate da tre salse : maionese all’anisone, con sambuco e finocchietto, salsa Ponzu orientale con soia e aceto e salsa agrodolce piccante in un gioco di colori che arricchiscono il piatto tradizionale del lago d’ Iseo.

    Ma anche nell’arrosto del contadino l’eleganza rende il piatto degno di un re: la verza , viene farcita con i funghi, arrostita in padella e servita con una soffice spuma di cavolfiore e caldarroste. Sono i prodotti della terra che dominano il piatto, sono le verdure invernali degli orti e il sapere antico della racconta di funghi e castagne. È il ritorno a ciò che è essenziale.

    Nelle prime portate la tavolozza dei colori arriva prima del sapore e il verde in tutte le sue sfumature avvolge ingredienti di qualità, rendendo queste proposte ricercate e innovative, pur rimanendo legate a dettagli della tradizione lacustre.

    Nel risotto alle cime di rapa e sarde di Montisola , la bianca cremosità della burrata accostata alle sarde esalta la dolcezza del riso, mentre nel tagliolino, è il verde della crema leggera del prezzemolo che lega il piccante del peperoncino alla delicatezza del persico in ceviche, come un tuffo nel lago blu.

     

     

    Anche il vino consigliato con studio e passione dalla proprietaria sottolinea i piatti aggiungendo note di agrumi e camomilla riportando non solo alla Franciacorta, ma a terre lontane di una Sicilia antica, e nella raffinatezza dei calici la scelta è stata per un bollicine Franciacorta nel Ferghettina millesimato e per un vino bianco fermo Porta del Vento-Anfora, ricco di storia e leggende.

    La serata-studio è quasi alla fine o forse si sta ancora spalancando alla sorpresa del dolce, un vero progetto di food design che ci lascia affascinate per il colore, la creatività e il sapore.

    Nell’Omino sul Monte Bianco la vaniglia, i marroni, la meringa e salsa di ribes si compongono per vivere lo stupore di un bimbo nell’inverno, e nella Sinfonia di Agrumi, il Babà al profumo di limoncello si avvolge nei petali di fiordaliso, come per aspettare la primavera, come un passaggio di stagione, come la fine che porta un inizio.

     

     

    Radicì è stata un’esperienza sensoriale e di gusto. La possibilità di affidarsi ad una gestione giovane che fa della cultura dell’alimentazione una vera passione, offrendo proposte ricche di contaminazioni.

    In questa serata di fine inverno, Radicì ci ha avvolto, e sa avvolgere sempre chi sceglie di entrare da quel cancello in ferro battuto, tra la terra, l’acqua e il cielo.

     

    Giovanna Peli


    Radicì Ristorante Iseo

    Iseo (BS) Via Mirolte, 53
    392.9206145


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