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Correva l’anno 1994 e gli “Articolo 31” cantavano “Ohi maria”, un chiaro riferimento alla marijuana, all’epoca un mito per i giovani in cerca dello sballo.
Ora, nel 2018, è di qualche giorno fa l’annuncio che la Coca-Cola sta lavorando a un drink che contiene marijuana.
La multinazionale di Atlanta è in trattativa con la canadese Aurora Cannabis per sviluppare bibite con cannabidiolo, uno dei principi attivi della cannabis, ma senza effetti psicotropi. La sostanza ha effetti rilassanti, antiossidanti e antinfiammatori e contribuire a regalare momenti di benessere.
Per Coca-Cola questa dovrebbe essere una mossa strategica per contrastare il calo delle vendite, ma da fonti della società trapela che: “Ancora nessuna decisione è stata presa”
La cannabis sta attualmente generando un grande interesse tra i giganti del “beverage”. La sensazione è che il suo consumi sarà legalizzato in diversi paesi nei prossimi anni.
Primo paese del G7 a compiere questo passo il Canada. Qui il consumo e la coltivazione di cannabis diventeranno legali il 17 ottobre. Sull’onda di questa legalizzazione, il produttore di birra canadese Molson Coors ha già annunciato che sta avviando la produzione di bevande analcoliche a base di marijuana in collaborazione con il gruppo canadese Hexo, un produttore di cannabis terapeutica.
Appena oltre confine, Constellation Brands, il numero tre della birra negli Usa, che annovera Corona tra i suoi marchi di punta, ha deciso di mettere sul piatto qualcosa come 4 miliardi di dollari per aumentare al 38% la sua quota in Canopy Growth, il colosso canadese della coltivazione di marijuana, con l’obiettivo di sviluppare bevande leggere a base di cannabis e altri prodotti.
Sorge spontanea una domanda: saranno forse alla marijuana i nuovi soft drink di tendenza?
