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    Carne coltivata in laboratorio: è il futuro oppure no?

    Carne sintetica

    Carne sintetica

     

    Carne in provetta, carne sintetica, carne coltivata in laboratorio o carne colturale. Espressioni diverse per indicare lo stesso concetto, ovvero carne non tradizionalmente prodotta da allevamenti animali. 

    Bistecche, polpette o hamburger di manzo, maiale o pollo, anche di pesce, possono ora essere prodotti non attraverso i tradizionali metodi di allevamento, ma in laboratorio, partendo da cellule staminali derivate dall’animale. Il risultato è carne a tutti gli effetti, solo ottenuta con metodi diversi. E qui, come spesso accade di fronte alle novità che un po’ incuriosiscono e un po’ intimoriscono, le opinioni si dividono tra favorevoli e contrari. 

    Sostenitori e detrattori della carne sintetica

    I sostenitori della carne prodotta in laboratorio vedono la cosa come un modo innovativo per ridurre l’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi e per sfamare un numero più elevato di abitanti del pianeta con un’alternativa più economica e alla portata di tutti. Di tutt’altra idea sono i contrari, che considerano questa novità come un’interruzione del legame uomo-alimento-natura, recando a sostegno del loro “no” gli effetti collaterali per la salute umana, effetti per altro ancora bene da indagare. 

    Sono certamente straordinari i progressi delle biotecnologie negli ultimi anni come straordinaria è la possibilità di ricostruire tessuti umani partendo da cellule staminali per curare malattie e migliorare la qualità di vita delle persone. I progressi clinici e terapeutici delle staminali umane sono entusiasmanti e offrono grandi speranze, mentre la possibilità di produrre cibo, ovvero carne “coltivata” o di “sintesi” in laboratorio, partendo da staminali estratte da animali genera molte più perplessità. Perché?

    Lo stop del disegno di legge italiano

    Ad oggi, il disegno di legge del Governo italiano, risalente al 28 marzo scorso, blocca la produzione di questo tipo di carne con multe salate per chi viola il veto, e invoca il principio di precauzione. Ciò che per ora non è vietata è l’importazione. Senza entrare nel merito specifico della questione, cerchiamo di capire meglio se il rischio di questo divieto è che sia puramente ideologico o di altra natura. 

    Nel documento ministeriale si legge: “È vietato agli operatori del settore agroalimentare e a quelli del settore dei mangimi impiegare nella preparazione degli alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare oppure distribuire per il consumo alimentare alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati”.

    Ora, se tutto il mondo e anche gli altri Paesi europei, produrrà carne sintetica, l’Italia ne potrebbe diventare mera importatrice, senza sviluppare una propria tecnologia per l’autoproduzione, il che potrebbe penalizzare il nostro Paese in futuro, qualora tale abitudine di consumo si diffondesse.

    Se poi ci preoccupiamo seriamente per la salute umana, allora le sperimentazioni e gli studi andranno proseguiti per verificare la salubrità di questo tipo di carne. Mentre per quanto riguarda la tutela della natura, ciò di cui avremmo veramente bisogno è di tornare a un’agricoltura più pulita, con alimenti bio o poco trattati, colture stagionali più rispettose dei cicli naturali, con produzioni a chilometro zero e allevamenti non intensivi, senza l’uso eccessivo di antibiotici, integrati con l’agricoltura in un ecosistema sinergico. 

    Se la carne sintetica fosse il futuro?

    Se la carne coltivata entrerà nel mercato alimentare, divenendo bene di largo consumo, accrescerà il divario tra uomo e natura, in quanto il rischio è di bypassare l’esperienza di agricoltori e allevatori e di un sistema in cui non saranno più necessari natura né animali per produrre cibo, ma solo laboratori tecno-industriali dove creare alimenti con gusti e sapori standardizzati. 

    Passerà ancora del tempo prima che si possa trovare la carne sintetica al supermercato, perché i costi di produzione sono ancora eccessivamente alti. Ma, costi a parte, sono da valutare con attenzione anche i rischi biologici connessi a una riproduzione molecolare artificiale su larga scala. Un altro interrogativo riguarda poi l’aspetto nutritivo, visto che la carne contiene non solo proteine, gli aspetti organolettici e le indagini sanitarie da sviluppare.

    La carne sintetica potrebbe sconfiggere la fame nel mondo? 

    Nonostante i grandi progressi nella produzione agricola, milioni di persone nel mondo ancora oggi sono denutrite, quindi il problema non è la quantità di cibo – ahinoi, ci sono anche tanti sprechi di cui siamo tutti responsabili – ma come gli alimenti sono distribuiti. Proprio nei Paesi più poveri, cereali e legumi sono destinati per nutrire gli animali degli allevamenti, al fine di produrre carne da destinare ai mercati occidentali. Mercati abituati a enormi sprechi.

    A proposito dell’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi…

    La zootecnia industrializzata produce parecchio inquinamento, sofferenza e crudeltà nei confronti degli animali e ormai è dimostrato che una dieta troppo ricca di carne è più facilmente causa di tumori. Per tutte queste ragioni, il consumo di carne andrebbe ridotto. Non siamo però certi che anche i bioreattori usati per produrre carne sintetica non generino ugualmente inquinamento. Per produrre carne coltivata serve molta energia, occorrono tante sostanze per fare il “brodo” di crescita della carne, con produzione di scarti che andranno smaltiti. Per produrre tonnellate di carne servono altrettanti ingredienti processati in reazioni biochimiche che in qualche modo andranno eliminati, con un rischio ambientale ancora da valutare.             

    Tra novità e curiosità

    Cosa succede in Italia? Per ora, nel nostro Belpaese solo la società trentina Bruno Cell (una startup nata nel Centro di Biologia Integrata di Trento) è impegnata con un laboratorio nella ricerca sulla carne coltivata. Il primo hamburger in provetta da cellule staminali bovine risale al 2013, in Olanda, dalla cui ricerca è nata l’olandese Mosa Meat, che oggi ha il principale centro di produzione al mondo. L’unico Paese al mondo dove si può già mangiare carne di pollo coltivata, dal 2020, è il Giappone. Secondo gli analisti di Barclays il giro d’affari della carne sintetica è destinato a crescere nei prossimi anni, fino a raggiungere i 450 miliardi di dollari nel 2040, vale a dire il 20% del mercato globale della carne. Quello che è certo è che per ora il costo di produzione di questo tipo di carne è altissimo e la rende ben distante dall’essere un prodotto adatto al consumo di massa. Insomma, il futuro è ancora tutto da tracciare, ma qualche idea ce la stiamo facendo. 

    Tu cosa ne pensi?

    Francesca Gardenato


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