Le alture a est di Brescia, denominate Ronchi, in passato avevano una vocazione rustica presentando dolci pendii in gran parte coltivati.
Nel ‘500 la produzione agricola consisteva soprattutto in vino, frumento, legumi e olio con qualche particolare coltura, come quella del gelso per la bachicoltura e probabilmente quella dei limoni, che troverà qualche accenno nei giardini d’agrumi dell’Ottocento, mentre le tipiche colture orticole dei Ronchi, quali piselli, fagiolini, insalate e broccoli, si diffonderanno solo nei secoli successivi.
Si fa risalire a tale epoca una forma di caccia agli uccelli con le reti, in particolare tordi, nelle aree collinari di S. Gottardo e di Costalunga, che troverà ampia diffusione nei roccoli novecenteschi.
Nel ‘600 l’area collinare appare estesamente coltivata e vi si contano circa 160 ronchi con un centinaio di abitazioni.
Le proprietà terriere verranno dotate, tra il ‘600 e il ‘700, di un elevato numero di case di villeggiatura, assumendo l’aspetto protrattosi fino al secolo scorso.
Nell ‘800 i colli erano prevalentemente abitati dai “roncari”, i contadini dediti alle colture del ronco, che scendevano a valle ogni giorno verso il mercato cittadino, portando a spalla nelle gerle il loro pregiato raccolto. In quell’epoca i proprietari dei terreni, i “siori”, risiedevano in città e si trasferivano solo periodicamente nelle abitazioni sui Ronchi, nelle stagioni più calde, spesso coincidenti con il periodo della caccia.
I Ronchi esaurirono la loro millenaria vocazione agricola con le continue e inarrestabili trasformazioni viarie e residenziali della prima metà ‘900, perdendo le tradizioni legate alla comunità roncara, spinta a emigrare verso la fine di quel secolo.
Fonte: http://www.negri.it/gli-antichi-ronchi-di-brescia.html