La Valcamonica rappresenta fin dalla Preistoria un modello ideale del rapporto privilegiato fra civiltà umana e natura incontaminata. In quest’epoca è raro incontrare un luogo in cui uomo e natura si integrano in maniera così pacifica e idilliaca. Proprio nell’ottica di celebrare quest’unione nasce l’Ecomuseo degli Alberi del Pane.
Racchiuso nel Parco dell’Adamello, l’Ecomuseo comprende i comuni di Cimbergo, Ceto, Paspardo e Capo di Ponte. Da sempre un forte legame caratterizza le comunità di questi borghi montani e gli ambienti incantevoli che li circondano.
I visitatori potranno immergersi in un’atmosfera ricca di fascino fra maestose montagne, antichi boschi, bellezze storico-artistiche, incisioni rupestri e i castagni secolari a cui l’Ecomuseo è dedicato. Già, perché le castagne costituivano una risorsa fondamentale per l’economia e la dieta delle comunità di queste valli.
Presenti in gran quantità sul territorio, facilmente reperibili e difficilmente deperibili, le castagne sono un prodotto versatile che si presta a un gran numero di ricette. Dal punto di vista nutrizionale non è troppo dissimile da riso e frumento e per questa ragione è stata spesso chiamata “cereale che cresce sugli alberi”. La possibilità di ricavarne farina, e dunque pane, ha fatto guadagnare ai castagni il nome suggestivo di “albero del pane”, in un’epoca in cui la farina di grano era un lusso.
L’Ecomuseo è un progetto innovativo, che comprende numerose opere disseminate lungo in questa zona geografica. Attraverso vari percorsi e strutture, è possibile tracciare lungo un’intera regione diversi itinerari che consentono la fruizione di opere architettoniche, paesaggistiche, gastronomiche, alla ricerca della storia invisibile di una comunità rurale e di un patrimonio secolare di tradizioni e culture.
Una visita all’Ecomuseo può dunque partire da diverse “porte” e toccare diversi punti all’interno dei comprensori di Capo di Ponte, Ceto, Cimbergo e Paspardo. Ogni ecomuseo è, come lo definì l’ideatore Georges Henri Rivière, “lo specchio di una comunità che si guarda per riconoscersi”. Una bella opportunità per conoscere e riconoscere anche le nostre comuni radici.
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